martedì 16 aprile 2013

I Protagonisti: Angelo Arena e Andrea Petrullo, CARIBDES Messina



Angelo Arena TE #90 e Andrea Petrullo QB #4, Caribdes Messina



Quali sono i tuoi obiettivi quest'anno per te come atleta e per voi come squadra? Come vivi la preparazione a questi traguardi che ti sei posto?


Arena: Come atleta sono tanti, sicuramente tra i più importanti l’aumento delle prestazioni in rapidità, forza e tecnica, mix fondamentale per un “tight-end” che vuole dare sicurezza alla propria offense, al suo coach e perché no, segnando tanti punti. Per quel che riguarda i Caribdes, l’obiettivo è vincere tutte le partite a patto di mettere in campo sempre un buon football, può sembrare forse un po’ ambizioso e sfrontato come target, ma va da sè che quando ci si allena al 100% con sacrificio e concentrazione non lo si fa certo per perdere, ovviamente ciò che è importante è tenere i piedi ben saldi per terra e allenarsi con serenità ed impegno.

Petrullo: In uno sport come il football solo se si riesce a conseguire gli obiettivi di squadra si possono ottenere anche obiettivi individuali, difficile si verifichi il contrario. Sicuramente, visto il mio ruolo, l’obiettivo principale è quello di fare più lanci completi possibile, soprattutto nei momenti chiave dei match. Come squadra l’obiettivo è unico, quello di vincere tutte le partite.


Quali sono i tuoi punti di forza ed i tuoi punti deboli, dove credi di poter migliorare? Hai mai fatto un "pensierino" al Blue Team, la Nazionale Italiana di Football?..a proposito, secondo te come andranno i Campionati Europei di quest'anno?…


Arena: I miei punti di forza sono sicuramente la passione, la grinta e una buona ricezione del pallone, ma i miei punti di forza più grandi sono i ragazzi della ”OL e DL” che seguo ormai da due anni. Punti deboli?... la criptonite! Scherzi a parte, qualche anno fa ho subito un infortunio al ginocchio, che mi ha messo in difficoltà costringendomi a rimanere fuori dal campo, per fortuna e grazie al duro impegno sono riuscito a recuperare e credo di poter migliorare in tantissime cose ma solo con l’allenamento costante, di sicuro si può sempre migliorare. Se ho fatto un “pensierino” al Blue Team? E chi non l’ha fatto! Non credo però, visto il livello sempre più in crescita di tantissimi giovani, si aprano per me le porte della nazionale. Secondo me i campionati europei andranno bene, i ragazzi del Blue Team sono forti e determinati, possono ottenere ottimi risultati.

Petrullo: Probabilmente il mio punto di forza è quello di non dover, quasi mai, andare sulla sideline, in partita, a prendere lo schema, poiché, essendo anche l’offensive coordinator della squadra, ho già in mente tutto il gameplan che Coach Imbesi ed io abbiamo scrupolosamente preparato e provato più volte in allenamento. Il mio punto debole, devo ammetterlo, il tenore atletico. Certo che si, qualsiasi player italiano che si rispetti non può che cercare di dare il massimo al fine di approdare al Blue Team, credo che sia il sogno di ogni giocatore italiano. A proposito dei Campionati Europei, credo che l’Italia abbia un grande coaching staff e degli ottimi giocatori, e che quindi possa tranquillamente fare la sua bella figura anche in questa importante manifestazione, come ha sempre fatto.


Cosa fai nel tempo libero, quando non hai a che fare con il Football? Quali sono i tuoi hobbies?


Arena: Quando si lavora e si ha a che fare con il football, da giocatore e da AC, il tempo libero che rimane è veramente poco, io cerco sempre di ritagliarne un po’ per la poesia e la musica.

Petrullo: Come molti dei miei compagni studio, ma molta parte del tempo libero viene assorbita proprio dal football. Con buona pace della mia povera ragazza…


Un aggettivo per definirti?…ed uno per la tua squadra?...


Arena: Direi “carismatico” e alla mia squadra… certamente “meravigliosa”.

Petrullo: Per me “testardo”, la mia squadra è sicuramente “determinata”.




Qual è il player oppure il coach ideale che vorresti avere sempre al tuo fianco? (Puoi anche "rubacchiare" un giocatore o un allenatore ad una squadra avversaria…)


Arena: E’ facile per me rispondere a questa domanda, il Coach ideale deve essere a mio parere una persona leale, preparata e pronta a dare il massimo per la squadra senza fare distinzioni, HC Imbesi sempre al mio fianco.

Petrullo: Spero che i miei compagni non se la prendano, ma il player a cui non potrei mai rinunciare per il suo grande carisma e per le doti tecniche e fisiche che dimostra di avere sul campo, è sicuramente il mio collega di intervista non che Tight-end Angelo Arena.


Il Football Americano è anche e soprattutto cultura. Quanto realmente riesci a "vivere" questa disciplina? Come distribuisci il tempo che dedichi a questo sport? Riesci davvero a pensare ed agire come un vero atleta?

Arena: Premetto che mi sono avvicinato al Football Americano nel 2000 e avevo 17 anni, conoscevo molto poco questo sport e nonostante tutto mi ha coinvolto in pochissimo tempo devo ringraziare per questo Raffaele Calusi RB dei Guelfi Firenze con il quale ho esordito indossando la maglia dei Neptunes Messina squadra che ormai non esiste più ma che ricordo sempre con affetto, è stato lui a trasmettermi i valori di lealtà, disciplina, sincero rispetto per l’avversario e fratellanza, propri di questo sport con il quale convivo perfettamente.

Petrullo: Il nostro sport si basa su sani principi e regole più o meno ferree. I valori di lealtà, rispetto per l’avversario, disciplina e soprattutto il duro lavoro che bisogna svolgere per conseguire i propri obiettivi, sono tutti valori che aiutano e non poco nella vita vera, al di fuori del football. Personalmente ho attinto dal football dei valori che mi hanno aiutato a crescere, delle qualità che ho implementato al mio modo di essere e che ho trovato molto utili nell’ambito lavorativo, ad esempio, una qualità che non possedevo è quella di leadership, che ho dovuto imparare visto il mio ruolo.


Cos'è che veramente ti emoziona, ti dà i brividi, durante un match? Qual è il momento che non cambieresti mai con nessun altro?


Arena: Ciò che mi emoziona a tal punto è avere i miei compagni accanto in huddle e capire che sono pronti a lottare per me proprio come io sono pronto a fare per loro. Il momento che non cambierei mai con nessun altro è quello della vittoria.

Petrullo: Il momento in assoluto più emozionante è subito dopo aver segnato un TD pass, sentire le urla dei miei compagni sulla sideline e quelle del pubblico dagli spalti mentre corro ad abbracciare il ricevitore.


Qual è l'avversario che ti incuriosisce di più e che vorresti incontrare?


Arena: Gli Eagles Salerno..ho notato buonissimi risultati e mi hanno parlato di un gruppo solido e compatto mi piacerebbe affrontarli in campionato.

Petrullo: L’anno scorso la nostra avventura si è conclusa contro i Crabs Pescara, una compagine di ragazzi simpaticissimi che ci hanno accolto al meglio; ma, sportivamente parlando, dobbiamo ripagare con la stessa moneta l’eliminazione subita.


A volte capita che in campo si sviluppi una sorta di ingiustificata sfiducia (o sospetto) nei confronti dei Ref. Non credi che sarebbe il caso di essere indulgenti e pensare che anche moltissimi di loro non sono dei professionisti navigati e che quindi possono sbagliare?…non pensi che bisognerebbe dar loro il tempo di "crescere", così come TUTTO il movimento in Italia?..non credi che un clima più disteso possa esser utile al fair play?..


Arena: Assolutamente si. Fare il Ref. non è un compito facile e non si tratta solo di conoscere il regolamento, in campo tutto avviene con estrema rapidità. Ho sempre avuto fiducia nell’imparzialità dei Ref, ma ammetto che quando l’errore arriva non è facile accettarlo, ciò non toglie che nutro moltissimo rispetto nella figura degli arbitri e riconosco che il tempo è necessario per aumentare il livello di preparazione anche se già secondo me è parecchio alto.

Petrullo: Io penso che sia un problema culturale italiano, trasversale a prescindere da qualsiasi sport si stia praticando. Dobbiamo essere noi atleti per primi, tenendo un comportamento il più possibile corretto, a facilitarne il compito. Noi dei Caribdes vogliamo fare la nostra piccolissima parte per restituire allo sport italiano la dimensione che è giusto gli competa, ovvero quella di un gioco: evitiamo di esacerbare gli animi e giochiamo dando del nostro meglio, accettando anche le decisioni che noi riteniamo errate.


In diversi stati europei il Football è "più avanti" rispetto a quanto avviene in Italia. Attraverso quali strategie pensi che questi paesi siano arrivati al punto in cui sono? Come possiamo raggiungerli?


Arena: Gli italiani spesso si distinguono per l’eccellenza in tantissime discipline sportive ma sicuramente siamo un popolo molto tradizionalista, nel nostro paese la cultura sportiva si tramanda, quasi naturalmente, attraverso il calcio e difficilmente si entra a contatto con altri sport considerando l’enorme bombardamento mediatico, probabilmente dovremmo aprirci un po’ di più alla comunicazione tra gli stati dell’unione e anche a livello globale. Per raggiungere un grado più elevato dovremmo diffondere la conoscenza dello sport nelle scuole e sicuramente salvaguardare la nostra federazione sportiva, che già con questa intervista dimostra di voler mettere in comunicazione tutti i Team e compattare una realtà sempre più forte e in piena crescita.

Petrullo: Anche qui, purtroppo, è un problema tutto italiano. Spesso si sacrificano tutta una serie di sport ”minori” in nome del dio calcio. Una strategia possibile è quella che ha permesso al rugby di ritagliarsi un palcoscenico importante nel panorama italiano.


Cosa "invidi" al Football d'oltreoceano?..qual è la cosa che vorresti ci fosse anche qui in Italia?


Arena: Sicuramente la popolarità e il professionismo che darebbero a tanti atleti validissimi la possibilità di esprimersi al 100% . Mi piacerebbe che si arrivasse ad avere dei veri e propri campionati universitari, proprio come negli States.

Petrullo: Tranne che l’aspetto umano, in cui la mia squadra ha ben poco da invidiare a chiunque, invidio soprattutto l’organizzazione sportiva all’interno del sistema scolastico. E’ proprio questa loro capacità di scovare, coltivare e crescere i loro talenti sin dalle omologhe delle nostre scuole medie a permettergli di eccellere in praticamente tutti gli sport in cui abbiano deciso di cimentarsi. Ritengo che acquisire questa loro impostazione ci permetterebbe di crescere in modo esponenziale, specialmente perché gli affiancheremmo quella vena di genialità che ci ha sempre contraddistinto.


Pronostico secco. Chi vince il Cif9 quest'anno?


Arena: I Caribdes, non c’è dubbio!

Petrullo: Noi.

Ci dai un'idea che secondo te possa essere utile ad attrarre sempre più spettatori verso il Football Americano giocato nel nostro paese?


Arena: Bisognerebbe forse arricchire le partite di più intrattenimento prima, durante e dopo, in pieno stile football, magari coinvolgendo gruppi musicali, spettacoli coreografici e qualche gadget che possa incuriosire gli spettatori e anche qualche sponsor.

Petrullo: Le possibilità sono molteplici, quella principale, secondo me, è portare il football all’interno delle scuole, cosa che noi Caribdes stiamo cercando di fare da tempo. Il flag football sarebbe uno sport ideale da far praticare a ragazzi.


Lo spirito aggregativo del Football incarna perfettamente l'innato senso, per un atleta che pratica uno sport di squadra, di far parte di una realtà che rappresenta una vera e propria "seconda famiglia". Un team è anche questo secondo te? Perché, in questo sport, chi hai accanto non è un semplice compagno di squadra, ma un fratello?


Arena: Certamente si! Un Team è proprio una seconda famiglia proprio perché è necessario potersi fidare di chi ci sta a fianco, aiutarlo quando ha bisogno di noi e condividere gioie e dolori avendo senza dubbio un obiettivo comune, soprattutto nel nostro sport, che è uno sport chiaramente di contatto (impatto), sapere di avere la responsabilità dell’incolumità di un tuo compagno fa aumentare il senso del dovere e ti lega nella vita anche fuori dal gioco nel più grande sentimento di amicizia fraterna.

Petrullo: La risposta a questa domanda è semplicissima: in questo istante sono “in sede” insieme ai miei compagni e al coaching staff. Io e miei i compagni siamo un pugno di fratelli, possiamo fare quello che facciamo solo se stiamo insieme compatti (proprio come un pugno).


Scegli una canzone che simboleggi perfettamente l'emozione che provi quando metti piede sul terreno di gioco per il game day…


Arena: Pride And Joy, di Stevie Ray Vaughan perché mi da la carica e mi prepara a dare il massimo in campo.

Petrullo: Firestarter dei Prodigy, ufficiale! Se l’avete sentita non avete bisogno di alcuna spiegazione supplementare.


Qual è il valore più significativo che ti ha trasmesso questo sport?


Arena: La lealtà! Nei confronti dei miei compagni e nel rispetto degli avversari.

Petrullo: Senza dubbio l’impegno, il duro lavoro che serve a conseguire i risultati, senza del quale non si va da nessuna parte, non solo nel football.


Come ti vedi tra…5 anni? A quale punto sarai/sarete arrivati? Cosa immagini/speri per il lituo futuro in questa disciplina?


Arena: Io sono classe 1983, fra 5 anni ne avrò 35 e spero di poter dare ancora tanto al Football Americano nella mia squadra, non soltanto come atleta ma anche come Coach, desidero che questo sport cresca ogni giorno e che possa dare a gli altri quello che ha dato a me e molto di più.

Petrullo: Non importa la meta, quanto il viaggio. Ovunque saremo, avremo dato il massimo per arrivarci e sarà quello che ci saremo meritati di raggiungere. Lo sport è anche questo, accettare i risultati arrivati a prescindere se ci siano graditi. La mia speranza, però, è quella di riuscire a raggiungere la finale di conference, possibilmente vincendola.


Ufficio Stampa Cif9.com

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