martedì 29 marzo 2011

Le interviste: Francesco Imbesi | CARIBDES Messina



Siamo al "giro di boa" della regular season, coach...Quali sono i punti di forza espressi maggiormente dalla tua squadra e dove invece c'è più bisogno di migliorare?

Purtroppo a causa di contingenze poco fortunate, il “giro di boa del campionato” è ancora lontano. Abbiamo disputato solo un match contro i Cardinals di Palermo per giunta in condizioni meteo estreme, tali da non concedere granché all’espressione tecnico tattica. Quello che fino ad ora è emerso dalle nostre prestazioni è una defense assai combattiva e spregiudicata contro un attacco asfittico e privo di quei fondamentali di base che non gli permettono di esprimere alcune potenzialità che di fatto esistono tra i miei atleti.

Quali sono realisticamente, in percentuale, le speranze di arrivare ai playoff?…E, comunque, rispetto alle tue previsioni,
come giudichi l'andamento sinora della tua squadra?

Di fatto del 100%. I fatti sono che i posti per accedere ai Playoff sono 2. Considerando i Cardinals ormai già passati al turno successivo visto il 4°successo consecutivo, le restanti 3 formazioni ancora possono adire alla seconda piazza. In verità i nostri obiettivi per la stagione 2011 non prevedono l’accesso alla seconda fase ma il nostro sport ha solo un’opzione, la vittoria, che coincide con il nostro obiettivo minimo perseguibile ad ogni incontro. Ad oggi appunto abbiamo disputato un solo incontro proprio contro quello che doveva essere l’avversario più ostico e, potenza del dio del Football, abbiamo quasi giocato un tiro mancino ai ragazzi di Palermo proprio all’esordio.

Come si svolgono abitualmente i vostri allenamenti? Quali sono gli aspetti sportivi e disciplinari che curate maggiormente?

Normalmente ci alleniamo 3 volte a settimana. Il nostro atteggiamento è di formare atleti in grado di giocare in tutti i ruoli. Sebbene ad alcuni, quanto ho appena detto, possa sembrare paradossale è l’unico modo che conosco per infondere la conoscenza di questo sport in ogni ragazzo che ha voglia di imparare. Poi, in una seconda fase, saranno le indicazioni del campo a dirigere il singolo giocatore verso il suo ruolo finale ma le esperienze fatte nell’apprendere tutti gli altri ruoli risulteranno fondamentali nella specializzazione del ruolo definitivo. La puntualità e l’attenzione massima agli allenamenti sono condizioni irrinunciabili alla buona riuscita di un’intera annata di football.

In percentuale, quanti giocatori del vostro Roster hanno un'età giovane, diciamo compresa tra i 16 ed i 21 anni?

Circa il 40% dei nostri atleti non supera i 21 anni. Un altro 35% non va oltre i 24 per una media totale di squadra di 23 anni. Siamo senza dubbio una formazione giovanissima formata nel suo modulo centrale da esordienti. Solo un paio dei nostri atleti possono vantare presenze ed esperienza in altri campionati. Tutti gli altri hanno cominciato da zero meno di dieci mesi fa.

Qual'è la squadra più forte che avete incontrato finora?…e perché?

Metterei certamente sullo stesso piano i Cardinals e gli Highlanders. Non riesco a propendere verso una delle due squadre, sebbene i Cardinals abbiano già sconfitto due volte gli Highlanders.

Sono anche quelle che esprimono il miglior gioco?

Entrambe esprimono molto bene il gioco voluto dai rispettivi Head Coaches Leone e Marino. Due visioni del Football diametralmente opposte che però perseguono e raggiungono il medesimo scopo, la vittoria. Stiamo per incontrare gli Elephants 9 e, sebbene i Catanesi vengano da due sconfitte, anche loro hanno mostrato una offense del tutto simile a quella dei fratelli maggiori della IFL, basti guardare le statistiche per rendersi conto della bontà del lavoro di Coach Giuliano e del suo staff.

Come vi preparate ad un incontro?…qual'è lo spirito giusto con il quale affrontate l'impegno di una gara, sia essa in casa o in trasferta?

Giocare in casa o in trasferta non fa alcuna differenza. Il campo ha le stesse dimensioni e fondo, il pallone è il medesimo sia per noi che per i nostri avversari. La partita quindi rappresenta l’esame da superare dopo aver lavorato sodo durante la settimana.

Qual'è la squadra favorita per la vittoria finale di questo Campionato a tuo avviso?...e la favorita della Conference alla quale appartieni?

Non amo fare pronostici, li ritengono inutili e faziosi. Conta solo il risultato del campo. Inoltre per dare una risposta del genere bisognerebbe conoscere in maniera approfondita tutte e 35 le squadre del nostro campionato che comunque si metamorfizzano nel corso delle giornate di campionato. Basti tornare allo scorso campionato per vedere l’inconsistenza di tali pronostici e la bellezza disarmante del Football nel far trionfare i Crusaders e incredibilmente, ma solo per i calciofili, vedere uscire una squadra come gli Sharks che può comodamente risiedere in IFL.



Come giudichi l'organico a tua disposizione? Ti va di citare qualcuno dei tuoi ragazzi, del quale sentiremo senz'altro parlare, a tuo avviso?

I miei atleti sono un gruppo meraviglioso e di questo ne vado immeritatamente fiero. Professionalmente sono ogni giorno a contatto con i giovani e con le loro problematiche. Ho un quadro ben chiaro dei nostri giovani e non è certo esaltante, di questo però loro sono incolpevoli. Al contrario in squadra mi ritrovo fenomeni di professionalità e di intelligenza ma soprattutto di rispetto delle regole, realtà che pensavo appartenere a un passato oramai remoto. Come dicevo non amo fare pronostici. Sarà sufficiente osservare le classifiche delle varie statistiche per vedere spuntare il nome di qualche Caribdes.

Qual è la situazione del football americano in Italia? Quali iniziative possono risultare utili per promuovere la diffusione del Football nella tua città?...e in generale in tutta Italia? Come giudichi la "spinta" alla pratica di questo sport nella tua regione?

Al momento in Italia il fotball gode di nuova linfa e rinnovato entusiasmo. Somiglia molto a noi Caribdes. Appena rinati dalle ceneri di altre esperienze si respira un’aria di rivoluzione e progresso. E’ esattamente questo il momento in cui le istituzioni tutte dovrebbero stringersi attorno al nostro movimento con massimo rigore ma con altrettanta attenzione poiché siamo quanto mai fragili. Ho giocato a football senza casco e shoulder, perfino senza pallone. Senza un campo da gioco però è impossibile. Ogni società dovrebbe avere a disposizione la propria casa. Solo allora si può richiedere l’interessamento dei media all’intero movimento, in maniera tale che quando finalmente grandi quantità di persone volgeranno lo sguardo allo sport più bello del mondo, vi siano delle strutture capaci di assorbire un evento di tale portata. In Sicilia ci sono delle profonde radici, frutto del lavoro impagabile e spesso sommerso, di personaggi che rasentano il mito. Città come Catania e Palermo sono dei fulgidi esempi da seguire anche se mi risulta che il problema dei campi è ancora fortemente presente. A Messina, siamo fermi all’età della pietra.

Da quanto tempo alleni questa squadra?

Alleno i Caribdes da tre stagioni. La prima, passata per lo più a reclutare ragazzi di buona volontà. Il secondo anno a Marzo avremmo potuto tentare un campionato, ma ho preferito continuare a seminare football. Quest’anno ci siamo presentati di fronte al pubblico nazionale pronti a mettere sul campo il lavoro svolto.

In quale squadra hai militato come giocatore?

La mia prima esperienza non è stata in Italia. Nel 1994/95 ho giocato per i Falken di Costanza nel Campionato universitario tedesco culminato con il nostro trionfo. Al ritorno a casa la tentazione era di trasferirmi a Palermo dove il Football già era una realtà ma la situazione era improponibile. Cinque anni di Football in TV. Poi nel 2002 sono entrato a far parte dei Neptunes Messina. Nel 2008 è iniziata l’avventura con i Caribdes.



Cosa rappresenta il football nella tua vita?….che spazio gli dai?

Non può bastare una semplice intervista per rispondere a questa domanda. Ho sempre pensato che il football fosse speciale dal primo istante in cui ho visto una partita. Sebbene ci sia dentro da anni non riesco ancora bene a comprendere il perché di questo fenomeno. Eppure ogni volta che qualcuno viene a provare “l'ebbrezza”, viene magicamente attratto. Magari pochi scappano via, ma è una fuga da se stessi, infatti restano sempre li a girare attorno al fuoco che arde, giusto per beneficiare di quel calore immenso che questo sport emana. Si tratta di una droga! Altrimenti, chi sa spiegarmi il motivo per cui un individuo continua a venire a giocare nonostante i lividi e le ossa rotte? Senza mai lamentarsi del dolore se non per il fatto che non può dare il massimo. Al momento il football rappresenta una sfida impossibile ma è già troppo riduttivo. Basti il fatto che passo una enormità di tempo giornalmente a studiare e a tentare di migliorare me stesso e l’intero team.

Un aggettivo per definirti?

Ipertrofico

Quale lato del tuo carattere pensi sia più apprezzato dai ragazzi della tua squadra?....e perchè?

Ti prego di chiederlo a loro perché mi piacerebbe proprio saperlo.

Possiedi un motto che ripeti spesso?

Si, diversi, ma il più gettonato in assoluto è “Il dolore… fortifica!”

Cosa dici ai tuoi giocatori appena prima di entrare in campo?...e al termine del match?

Dipende dalla partita e da come sento la squadra.

Grazie, coach, per il tempo che ci hai dedicato. Lasciaci con una frase, esprimendo liberamente un tuo pensiero, qualcosa a cui tieni particolarmente..o semplicemente, se credi...dei saluti o dei ringraziamenti.

Si, ringrazierò Te e questo sito che ritengo importantissimo per l’intero movimento.


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