Pisa, 21 Gennaio 2013 - Abbiamo sempre e ben volentieri ospitato sulle nostre rubriche tanti protagonisti. Coach, dirigenti, atleti ed atlete, addetti ai lavori, appassionati, etc…adesso, per la prima volta, ispirati proprio dall'importante ruolo che queste figure rivestono all'interno del contesto in cui operiamo, a volte trascurate dalla maggioranza degli amanti di questa disciplina, vogliamo dare spazio e voce a chi spesso, con grandi e gratuiti sacrifici, mette la propria qualità, la propria professionalità, la propria passione al servizio del football americano, delle squadre, delle testate giornalistiche, di tutti quegli utenti che costituiscono lo zoccolo duro dell'interesse mediatico nei confronti del nostro sport: i fotografi. Siano essi talentuosi ed incalliti esperti oppure semplici e smaliziati amatori, ognuno di loro è degno di essere annoverato nel club dei "Weekend-Warriors"…già, dei veri e propri eroi e guerrieri del fine settimana, che mettono a nostra disposizione emozioni sotto forma di immagini…che attraverso il loro punto i vista ci regalano molto spesso più che una semplice una carrellata di foto. Uno dei primissimi nomi che ci è venuto in mente è quello di Angela Albanese, fotografa [e, all'occorrenza cronista d'assalto] dell'Ufficio Stampa dei toscani Storms, con la quale ci siamo intrattenuti in una piacevole chiacchierata:
Ciao Angela e benvenuta. E' un piacere ospitarti sulle nostre pagine. Per rompere il ghiaccio, comincio proprio con la domanda più semplice: come è nata la tua passione per la fotografia?
Sembrerà scontato dirlo, ma ho sempre avuto la passione per la fotografia. Da piccola, con i soldi della paghetta, preferivo andare a comprare le kodak usa e getta e sviluppare i rullini piuttosto che le caramelle, con grande gioia di mia madre ma un po' meno del mio dentista! Specialmente da piccola, viaggiavo molto con la scuola e, dato che i miei genitori non potevano viaggiare per motivi di lavoro, volevo portargli a casa più immagini possibili, come a fargli rivivere quello che avevo vissuto io.
E' un modo assolutamente interessante per iniziare ad appassionarsi!…Adesso però, che non ci sono più le kodak usa e getta, con quale tipo di attrezzatura esegui i tuoi scatti?
Nonostante non sia l'attrezzatura a fare il fotografo, diciamo che nella fotografia sportiva gioca un ruolo di maggioranza. Ho appena cambiato la mia attrezzatura e uso una Nikon D800 e un obiettivo Nikon 80-400 f\2.8. Sono stati il mio ultimo acquisto, per il quale sia io che i miei genitori abbiamo lavorato molto, ma mi sta facendo togliere moltissime soddisfazioni. Nonostante questo non dimenticherò mai come ho cominciato, sentendomi quasi a disagio in mezzo a tanti altri miei colleghi con obiettivi mostruosi, come i 500mm f\1.4 o 2.8, con la mia Nikon d3000 e il mio 55-200, con cui ho fatto comunque ottime foto in tre anni, ad ulteriore conferma che l'attrezzatura non è tutto se si ha occhio.
Ti regala maggiore soddisfazione una foto tecnicamente impeccabile oppure uno scatto emotivamente forte e toccante?
Fondamentalmente non sono una tecnicista. Penso che la tecnica sia assolutamente necessaria per iniziare, per riuscire a muovere i primi piccoli passi nel mondo della fotografia ma, una volta assimilata, averne conosciuto i pregi e, molto spesso, i limiti, e sopratutto una volta compresi i propri scopi, aver compreso quale tipo di fotografia ci attrae e ci riesce meglio, sia il caso di prendere la tecnica e stravolgerla, arrivando in alcuni casi addirittura ad abbandonarla. Per questo preferisco scatti emotivamente forti, magari mossi o dove il volto, le mani o i piedi sono tagliati. Ma deve essere una foto che mi porta dentro l'azione, che mi fa vivere l'attimo e mi coinvolga nel suo fluire. Ad esempio, ultimamente, grazie a un mio docente di fotografia di Reportage all'Università, sono riuscita ad apprezzare dei miei scatti completamente mossi, ma dove questo mosso aveva una fluidità tale da rendere quasi aggraziati i movimenti dei giocatori, senza disturbare la vista.
Visto che hai subito chiamato in causa lo sport ed i suoi protagonisti, gli atleti, rompiamo gli indugi e scendiamo in campo…quando hai cominciato a seguire gli Storms, il tuo team?
Ho iniziato a scattare per gli Storms nel 2011. Quell'anno, infatti, mi ero appena trasferita a Firenze da Milano, per continuare il mio percorso universitario e, per rimanere nel "giro" del football americano dopo i Falcons Milano e i Seamen, ero diventata fotografa per i Guelfi Firenze. Poi una sera, su facebook, Eros Braccini, all'epoca WR degli Storms, mi convinse ad andarlo a trovare e a fare qualche foto per loro. Una volta conosciuti, non li ho mai più potuti lasciare.
Eh già, gli Storms [così come molte altre squadre in Italia] rappresentano una gran bella realtà. Una società seria che sta dando prova di grande equilibrio nelle proprie scelte e strategie…a proposito, ti occupi di altro in seno a questa societá?
Lavorando per una testata giornalistica, quest'anno mi sono presa anche il ruolo di Ufficio Stampa, in modo da diffondere sul territorio pisano la conoscenza di questo sport, scrivendo un articolo ogni qualvolta succeda qualcosa in seno alla società che valga la pena di far conoscere, come ad esempio l'accesso alle semifinali nazionali sia della nostra under18 five-men sia della nostra U21. Al momento sto anche lavorando ad un articolo sul nostro Alberto "Bellosguardo" Adduci, reduce da una meravigliosa esperienza in Florida che lo ha anche incoronato, con i Clearwater Knights di coach Stanzani, campione di stato.
Cosa vuol dire far parte di una famiglia vera e propria come un football team?
Per una ragazza come me che è lontana dalla famiglia per questioni di studio, far parte di un football team è un po' come stare a casa. Avere sempre qualcuno su cui contare, qualcuno con cui confrontarsi e con cui sfogarsi, nonché condividere momenti importanti, è fondamentale. Ti fa sentire meno sola, meno lontana e più sicura. Perché sai che, nel momento del bisogno, hai sempre qualcuno su cui contare, qualcuno che è sempre pronto a sostenerti e a correre in tuo aiuto.
Qual è stato il momento più emozionante vissuto con loro, sul campo e non?
Sono stati molti i momenti emozionanti vissuti con i ragazzi. Il primo, purtroppo alquanto spiacevole, è stato l'anno scorso, contro i Condor Grosseto, quando, ad un secondo dalla fine (si proprio un secondo) e su un punteggio di parità, abbiamo visto la vittoria sfuggirci dalla vita, grazie a una ricezione dei grossetani in end-zone. Non credo di aver mai pianto così prima d'ora. Il secondo, molto più piacevole, è stata la sicurezza dell'accesso ai playoff, conquistata sempre lo scorso anno sull'ostico campo dei Predatori.
Positive o negative, queste esperienze ti hanno sempre e comunque donato delle emozioni assolutamente uniche quindi...Ti va di descriverci la foto più bella che ti sia capitato di scattare per il football?
Sicuramente una delle più belle che mi è mai capitato di scattare è stato un primo piano a Elvis Tarroni, QB dei Guelfi, durante la stagione 2011 contro i Redskins Verona, che esce dal terreno di gioco a occhi chiusi e con la palla stretta in una mano mentre viene placcato da due giocatori veronesi. La cosa che più amo in questa foto è la tensione che si legge sul viso di Elvis.
Quali caratteristiche o doti bisogna possedere, secondo te, per fotografare bene lo sport e nella fattispecie uno sport come il football americano?
Nella fotografia di sport, uno scatto è il risultato di almeno due fattori: una buona posizione del fotografo, senza però dimenticare le basilari norme di sicurezza e senza intralciare gli atleti e gli allenatori e il valore del gesto atletico. Senza dimenticare, ovviamente, un'interpretazione creativa ma al contempo fedele del momento. Questo vuol dire che il fotografo deve, prima di tutto, conoscere la disciplina che sta seguendo, in modo da poterne sempre prevedere lo svolgimento. In caso contrario si riempirà la memoria delle schede e si troverà davanti un enorme lavoro di post-produzione, senza avere al certezza di essere in possesso degli scatti giusti. In generale, una buona foto si decide prima ancora che venga scattata, in quanto è importante se non fondamentale prevedere quale sarà il momento decisivo di una partita.
Ti è capitato di fotografare il football per lavoro? O resta ancora un'attivitá che fai per pura passione e spirito di sacrificio?
Mi sto muovendo in questo senso, per far diventare questa passione un lavoro. La mia tesi di laurea [una riflessione sulla storia della fotografia sportiva partendo dall'arte classica greca] il cui progetto fotografico è proprio sul football americano in italia, è solo il primo passo. Spero di pubblicare la tesi sotto forma di libro e, chi lo sa, magari trasferirmi in America e cercare di entrare nel team di Sport Illustrated o diventare fotografo freelance e avere l'accesso alle partite della NFL.
E' un progetto talmente ambizioso che non possiamo fare altro che complimentarci con te solo per averlo concepito…e te ne diamo atto, Angela. E' giusto coltivare i propri sogni a prescindere da quanto grandi essi siano…Evidentemente questo magico sport sa ispirare molti di questi sogni…ma che cosa possiede, appunto, il football che altre discipline non hanno?
Ciò che penso abbia il football americano, più di qualsiasi altro sport, è lo spirito di sacrificio. La linea d'attacco si sacrifica per difendere il proprio runner o il proprio Qb, la linea di difesa si sacrifica per ridare la palla all'attacco, per non far guadagnare neanche un centimetro agli avversari. E senza avere nulla in cambio, se non la gratitudine dei propri compagni e dei propri coach. Quello che i ragazzi fanno, che tutti noi, dirigenti, scorer, fotografi e quant'altro, lo facciamo per passione. We play for pizza...
Piccola curiosità…hai un rito?...prima, durante o dopo un match?...qualcosa che ripeti sempre?...una routine, un gesto?
Si. Un bel caffè corretto con sambuca prima di ogni partita. E' un rito propiziatorio che io e Lorenzo Gorelli degli Storms facciamo dalla partita contro i Dolphins Ancona che abbiamo portato a casa per 3-0, contro ogni pronostico. Diciamo che aiuta a scattare più creativamente. Ed è anche un ottimo digestivo!
Alla faccia del digestivo!…Chissà cosa ne pensano i tuoi colleghi, sarei curioso di conoscere anche la loro di opinione!…ahahahah…..comunque, allontaniamoci per un attimo dalla palla lunga un piede…oltre a questo sport, cosa ti piace fotografare?
Sinceramente? Poco altro. Non amo la fotografia di studio, anche se una cosa che mi riesce particolarmente bene sono le foto di nudo femminile e i ritratti in studio. La paesaggistica non fa per me, troppi tempi morti, troppa tecnica. E potrei andare avanti così per molto tempo. Vado molto a periodi, diciamo. Certi giorni mi chiuderei in studio e non farei altro che ritratti ai miei amici vestiti nel peggior modo possibile e nelle peggiori situazioni. Altri vado in giro per Pisa a fotografare la città, la gente. Altre (le più frequenti) smanio di stare in sideline, godere dell'adrenalina della partita, gioire o piangere con i ragazzi.
…E' proprio questa la cosa più bella del far parte della famiglia Storms, vero?
Esatto...La "famiglia" Storms. I ragazzi sono la cosa migliore che mi sia capitata da molto tempo a questa parte. E non c'è altro da aggiungere.
Quali consigli possiamo dare a chi vuol fotografare questo sport?
Di avere tanta, tanta, tanta pazienza. Davvero. Perché purtroppo non si ottengono buone foto in una sola partita, nè si conosce appieno lo sport dopo un paio di volte che lo si va a guardare. Io stessa, dopo ormai quasi 5 anni, riesco a ottenere poche foto davvero buone, rispetto all'enormità di quelle che scatto. La pazienza sta nel…magari...avvicinarsi a questo sport prima andando a vedere qualche allenamento, conoscendo i coach, la dirigenza e i ragazzi e cominciando a scattare proprio in queste occasioni, in modo da prendere familiarità con gli schemi e i movimenti.
Quali precauzioni, accorgimenti deve rispettare un fotografo su un football field?
Prima di tutto non bisogna mai in alcun modo disturbare i Ref, tenendosi sempre a una certa distanza da loro, in modo da non impedirgli movimenti, visuale e comunque non essere d'ostacolo a quello che stanno facendo. E' un accorgimento essenziale sia per la nostra sicurezza che per quella delle nostre costosissime attrezzature, che per la loro. In secondo luogo, tenersi a una certa distanza anche dai giocatori e dai coach, anche se è la nostra squadra che stiamo fotografando e conosciamo tutti per rfilo e per segno. Sappiamo tutti che i cambi nel football sono "volanti" e non è piacevole trovarsi nel mezzo mentre la Defense e la Offense si danno il cambio o mentre un ragazzo entra o esce di corsa dal campo. Ad ogni modo, è sempre necessario seguire tutte le indicazioni fornite dai Ref, come ad esempio, se il campo non lo permette, non posizionarsi mai oltre la linea di TD o in sideline. Molto spesso è meglio rinunciare a fotografare una partita o fotografarla da fuori piuttosto che mettere a rischio la propria salute.
Come cambia il tuo modus operandi a seconda della location?
In verità non cambia molto, se non per il tipo di obiettivo che scelgo di usare. Non sono amante dei flash esterni e anche se a volte maledico la scarsa illuminazione, specialmente nelle partite "in notturna", ho uno stile e un modus operandi che ritengo ormai vincenti e sono molto restia ad abbandonarlo. Poi, specialmente in Italia, le location si assomigliano tutte per quanto riguarda i campi da gioco. Siamo noi a doverci adattare alla luce, mai il contrario.
Lo sport va veloce, Angela..come si coglie l'attimo?
Allora, raramente durante una partita di qualsiasi sport, ci si trova a scattare a meno di 1\320 di secondo. Diciamo che un aiuto lo danno le fotocamere con servomotore per lo scatto continuo, in modo da avere il soggetto che stiamo seguendo sempre a fuoco, che esso si avvicini o si allontani, senza dover sempre premere a metà il pulsante di scatto per focalizzarlo. Diciamo che esistono dei parametri per scattare nelle diverse condizioni, che indicativamente (perchè poi bisogna sperimentare e vedere cosa funziona) sono: Durante il giorno, all'aperto, soleggiato - 200 iso, 1\2000, f4; Nuvoloso di giorno all'aperto - 400 iso, 1\1600 f4; Di notte, all'aperto e con luci da stadio - 1600 iso, 1\320, f 2.8; All'interno, senza flash esterni - 1600 iso, 1\400 f 2.8; All'interno con flash esterni - 1600 iso, 1\250 f4. Al contrario di molti io non ho paura di spingere gli iso fino a 1600, in quanto preferisco una foto leggermente più rumorosa che una a fuoco ma sottoesposta. Inoltre non sono amante dello scatto continuo, lo uso solo in situazioni in cui non conosco la squadra e il loro gioco ma per iniziare va benissimo! Altri consigli per cogliere l'attimo sono di seguire sempre la palla, cercare di anticipare il gioco e scattare, scattare tantissimo!
Accidenti, che dovizia di particolari…un po' mi sono perso, da profano…vediamo se riesco a farti tornare "sulla terra" con la domanda successiva…ti è mai capitato un episodio divertente o curioso in....azione?
Il più curioso che ho dovuto affrontare, e al contempo il più pericoloso, è stato durante il mio primo anno ai Falcons Milano. Ci allenavamo al chiuso quell'inverno, per via della neve e io ero seduta sui gradini dell'uscita dentro questo enorme tendone. Ebbene, mentre ricontrollavo gli scatti fatti fino a quel momento e i ragazzi si allenavano, improvvisamente sento urlare il mio nome da più o meno tutti i ragazzi. Ebbene alzo gli occhi e mi ritrovo a meno di un centimetro dal naso il casco del Centro, Simone Sasso se non ricordo male, che dopo un esercizio, forse un Oklahoma, era caduto ed era scivolato fino ad arrivare dov'ero io. Con assoluta noncuranza e con una faccia abbastanza sorpresa, ci siamo salutati, tornando entrambi tranquillamente a quello che stavamo facendo. Ma non nego, con il senno di poi, di essermi davvero spaventata!
Ahahaha…fantastico…..ok, Angela…è stato un vero piacere. Lasciaci con una dedica o un messaggio.... Insomma massimo spazio e libertà a te per qualsiasi tipo di riflessione o pensiero del quale tu voglia rendere partecipi noi ed i lettori...
Ne approfitto per ringraziare un po' di persone allora: La Fidaf che quest'anno, grazie a uno speciale "accredito per motivi di studio" pensato per me appositamente da Sergio Brunetti, mi ha permesso di partecipare come fotografo alle partite del campionato Under21 in modo da accrescere il materiale per la mia tesi. Un grazie particolare dunque sia a Sergio che Stefano Simeoni che, durante le finali che si sono svolte a Milano, mi ha anche chiesto di ripetere l'esperienza l'anno prossimo e che accetto di buon grado. Un grazie anche agli Storms per i motivi già espressi prima e che non starò a ripetere. E un grazie anche a cif9.com per questa occasione che mi avete dato e per la pazienza che, ogni volta, avete nei miei confronti. Grazie a tutti!
Grazie a te, Angela. Il rispetto per la tua professionalità, l'attaccamento al nostro sport e la serietà del contesto in cui agiamo a volte ci impongono di essere formali…ma esistono, fortunatamente, anche le eccezioni. Tu rappresenti una di queste. Grazie, "Lalla".
Ufficio Stampa Cif9.com
Ciao Angela e benvenuta. E' un piacere ospitarti sulle nostre pagine. Per rompere il ghiaccio, comincio proprio con la domanda più semplice: come è nata la tua passione per la fotografia?
Sembrerà scontato dirlo, ma ho sempre avuto la passione per la fotografia. Da piccola, con i soldi della paghetta, preferivo andare a comprare le kodak usa e getta e sviluppare i rullini piuttosto che le caramelle, con grande gioia di mia madre ma un po' meno del mio dentista! Specialmente da piccola, viaggiavo molto con la scuola e, dato che i miei genitori non potevano viaggiare per motivi di lavoro, volevo portargli a casa più immagini possibili, come a fargli rivivere quello che avevo vissuto io.
E' un modo assolutamente interessante per iniziare ad appassionarsi!…Adesso però, che non ci sono più le kodak usa e getta, con quale tipo di attrezzatura esegui i tuoi scatti?
Nonostante non sia l'attrezzatura a fare il fotografo, diciamo che nella fotografia sportiva gioca un ruolo di maggioranza. Ho appena cambiato la mia attrezzatura e uso una Nikon D800 e un obiettivo Nikon 80-400 f\2.8. Sono stati il mio ultimo acquisto, per il quale sia io che i miei genitori abbiamo lavorato molto, ma mi sta facendo togliere moltissime soddisfazioni. Nonostante questo non dimenticherò mai come ho cominciato, sentendomi quasi a disagio in mezzo a tanti altri miei colleghi con obiettivi mostruosi, come i 500mm f\1.4 o 2.8, con la mia Nikon d3000 e il mio 55-200, con cui ho fatto comunque ottime foto in tre anni, ad ulteriore conferma che l'attrezzatura non è tutto se si ha occhio.
Ti regala maggiore soddisfazione una foto tecnicamente impeccabile oppure uno scatto emotivamente forte e toccante?
Fondamentalmente non sono una tecnicista. Penso che la tecnica sia assolutamente necessaria per iniziare, per riuscire a muovere i primi piccoli passi nel mondo della fotografia ma, una volta assimilata, averne conosciuto i pregi e, molto spesso, i limiti, e sopratutto una volta compresi i propri scopi, aver compreso quale tipo di fotografia ci attrae e ci riesce meglio, sia il caso di prendere la tecnica e stravolgerla, arrivando in alcuni casi addirittura ad abbandonarla. Per questo preferisco scatti emotivamente forti, magari mossi o dove il volto, le mani o i piedi sono tagliati. Ma deve essere una foto che mi porta dentro l'azione, che mi fa vivere l'attimo e mi coinvolga nel suo fluire. Ad esempio, ultimamente, grazie a un mio docente di fotografia di Reportage all'Università, sono riuscita ad apprezzare dei miei scatti completamente mossi, ma dove questo mosso aveva una fluidità tale da rendere quasi aggraziati i movimenti dei giocatori, senza disturbare la vista.
Visto che hai subito chiamato in causa lo sport ed i suoi protagonisti, gli atleti, rompiamo gli indugi e scendiamo in campo…quando hai cominciato a seguire gli Storms, il tuo team?
Ho iniziato a scattare per gli Storms nel 2011. Quell'anno, infatti, mi ero appena trasferita a Firenze da Milano, per continuare il mio percorso universitario e, per rimanere nel "giro" del football americano dopo i Falcons Milano e i Seamen, ero diventata fotografa per i Guelfi Firenze. Poi una sera, su facebook, Eros Braccini, all'epoca WR degli Storms, mi convinse ad andarlo a trovare e a fare qualche foto per loro. Una volta conosciuti, non li ho mai più potuti lasciare.
Eh già, gli Storms [così come molte altre squadre in Italia] rappresentano una gran bella realtà. Una società seria che sta dando prova di grande equilibrio nelle proprie scelte e strategie…a proposito, ti occupi di altro in seno a questa societá?
Lavorando per una testata giornalistica, quest'anno mi sono presa anche il ruolo di Ufficio Stampa, in modo da diffondere sul territorio pisano la conoscenza di questo sport, scrivendo un articolo ogni qualvolta succeda qualcosa in seno alla società che valga la pena di far conoscere, come ad esempio l'accesso alle semifinali nazionali sia della nostra under18 five-men sia della nostra U21. Al momento sto anche lavorando ad un articolo sul nostro Alberto "Bellosguardo" Adduci, reduce da una meravigliosa esperienza in Florida che lo ha anche incoronato, con i Clearwater Knights di coach Stanzani, campione di stato.
Cosa vuol dire far parte di una famiglia vera e propria come un football team?
Per una ragazza come me che è lontana dalla famiglia per questioni di studio, far parte di un football team è un po' come stare a casa. Avere sempre qualcuno su cui contare, qualcuno con cui confrontarsi e con cui sfogarsi, nonché condividere momenti importanti, è fondamentale. Ti fa sentire meno sola, meno lontana e più sicura. Perché sai che, nel momento del bisogno, hai sempre qualcuno su cui contare, qualcuno che è sempre pronto a sostenerti e a correre in tuo aiuto.
Qual è stato il momento più emozionante vissuto con loro, sul campo e non?
Sono stati molti i momenti emozionanti vissuti con i ragazzi. Il primo, purtroppo alquanto spiacevole, è stato l'anno scorso, contro i Condor Grosseto, quando, ad un secondo dalla fine (si proprio un secondo) e su un punteggio di parità, abbiamo visto la vittoria sfuggirci dalla vita, grazie a una ricezione dei grossetani in end-zone. Non credo di aver mai pianto così prima d'ora. Il secondo, molto più piacevole, è stata la sicurezza dell'accesso ai playoff, conquistata sempre lo scorso anno sull'ostico campo dei Predatori.
Positive o negative, queste esperienze ti hanno sempre e comunque donato delle emozioni assolutamente uniche quindi...Ti va di descriverci la foto più bella che ti sia capitato di scattare per il football?
Sicuramente una delle più belle che mi è mai capitato di scattare è stato un primo piano a Elvis Tarroni, QB dei Guelfi, durante la stagione 2011 contro i Redskins Verona, che esce dal terreno di gioco a occhi chiusi e con la palla stretta in una mano mentre viene placcato da due giocatori veronesi. La cosa che più amo in questa foto è la tensione che si legge sul viso di Elvis.
Quali caratteristiche o doti bisogna possedere, secondo te, per fotografare bene lo sport e nella fattispecie uno sport come il football americano?
Nella fotografia di sport, uno scatto è il risultato di almeno due fattori: una buona posizione del fotografo, senza però dimenticare le basilari norme di sicurezza e senza intralciare gli atleti e gli allenatori e il valore del gesto atletico. Senza dimenticare, ovviamente, un'interpretazione creativa ma al contempo fedele del momento. Questo vuol dire che il fotografo deve, prima di tutto, conoscere la disciplina che sta seguendo, in modo da poterne sempre prevedere lo svolgimento. In caso contrario si riempirà la memoria delle schede e si troverà davanti un enorme lavoro di post-produzione, senza avere al certezza di essere in possesso degli scatti giusti. In generale, una buona foto si decide prima ancora che venga scattata, in quanto è importante se non fondamentale prevedere quale sarà il momento decisivo di una partita.
Ti è capitato di fotografare il football per lavoro? O resta ancora un'attivitá che fai per pura passione e spirito di sacrificio?
Mi sto muovendo in questo senso, per far diventare questa passione un lavoro. La mia tesi di laurea [una riflessione sulla storia della fotografia sportiva partendo dall'arte classica greca] il cui progetto fotografico è proprio sul football americano in italia, è solo il primo passo. Spero di pubblicare la tesi sotto forma di libro e, chi lo sa, magari trasferirmi in America e cercare di entrare nel team di Sport Illustrated o diventare fotografo freelance e avere l'accesso alle partite della NFL.
E' un progetto talmente ambizioso che non possiamo fare altro che complimentarci con te solo per averlo concepito…e te ne diamo atto, Angela. E' giusto coltivare i propri sogni a prescindere da quanto grandi essi siano…Evidentemente questo magico sport sa ispirare molti di questi sogni…ma che cosa possiede, appunto, il football che altre discipline non hanno?
Ciò che penso abbia il football americano, più di qualsiasi altro sport, è lo spirito di sacrificio. La linea d'attacco si sacrifica per difendere il proprio runner o il proprio Qb, la linea di difesa si sacrifica per ridare la palla all'attacco, per non far guadagnare neanche un centimetro agli avversari. E senza avere nulla in cambio, se non la gratitudine dei propri compagni e dei propri coach. Quello che i ragazzi fanno, che tutti noi, dirigenti, scorer, fotografi e quant'altro, lo facciamo per passione. We play for pizza...
Piccola curiosità…hai un rito?...prima, durante o dopo un match?...qualcosa che ripeti sempre?...una routine, un gesto?
Si. Un bel caffè corretto con sambuca prima di ogni partita. E' un rito propiziatorio che io e Lorenzo Gorelli degli Storms facciamo dalla partita contro i Dolphins Ancona che abbiamo portato a casa per 3-0, contro ogni pronostico. Diciamo che aiuta a scattare più creativamente. Ed è anche un ottimo digestivo!
Alla faccia del digestivo!…Chissà cosa ne pensano i tuoi colleghi, sarei curioso di conoscere anche la loro di opinione!…ahahahah…..comunque, allontaniamoci per un attimo dalla palla lunga un piede…oltre a questo sport, cosa ti piace fotografare?
Sinceramente? Poco altro. Non amo la fotografia di studio, anche se una cosa che mi riesce particolarmente bene sono le foto di nudo femminile e i ritratti in studio. La paesaggistica non fa per me, troppi tempi morti, troppa tecnica. E potrei andare avanti così per molto tempo. Vado molto a periodi, diciamo. Certi giorni mi chiuderei in studio e non farei altro che ritratti ai miei amici vestiti nel peggior modo possibile e nelle peggiori situazioni. Altri vado in giro per Pisa a fotografare la città, la gente. Altre (le più frequenti) smanio di stare in sideline, godere dell'adrenalina della partita, gioire o piangere con i ragazzi.
…E' proprio questa la cosa più bella del far parte della famiglia Storms, vero?
Esatto...La "famiglia" Storms. I ragazzi sono la cosa migliore che mi sia capitata da molto tempo a questa parte. E non c'è altro da aggiungere.
Quali consigli possiamo dare a chi vuol fotografare questo sport?
Di avere tanta, tanta, tanta pazienza. Davvero. Perché purtroppo non si ottengono buone foto in una sola partita, nè si conosce appieno lo sport dopo un paio di volte che lo si va a guardare. Io stessa, dopo ormai quasi 5 anni, riesco a ottenere poche foto davvero buone, rispetto all'enormità di quelle che scatto. La pazienza sta nel…magari...avvicinarsi a questo sport prima andando a vedere qualche allenamento, conoscendo i coach, la dirigenza e i ragazzi e cominciando a scattare proprio in queste occasioni, in modo da prendere familiarità con gli schemi e i movimenti.
Quali precauzioni, accorgimenti deve rispettare un fotografo su un football field?
Prima di tutto non bisogna mai in alcun modo disturbare i Ref, tenendosi sempre a una certa distanza da loro, in modo da non impedirgli movimenti, visuale e comunque non essere d'ostacolo a quello che stanno facendo. E' un accorgimento essenziale sia per la nostra sicurezza che per quella delle nostre costosissime attrezzature, che per la loro. In secondo luogo, tenersi a una certa distanza anche dai giocatori e dai coach, anche se è la nostra squadra che stiamo fotografando e conosciamo tutti per rfilo e per segno. Sappiamo tutti che i cambi nel football sono "volanti" e non è piacevole trovarsi nel mezzo mentre la Defense e la Offense si danno il cambio o mentre un ragazzo entra o esce di corsa dal campo. Ad ogni modo, è sempre necessario seguire tutte le indicazioni fornite dai Ref, come ad esempio, se il campo non lo permette, non posizionarsi mai oltre la linea di TD o in sideline. Molto spesso è meglio rinunciare a fotografare una partita o fotografarla da fuori piuttosto che mettere a rischio la propria salute.
Come cambia il tuo modus operandi a seconda della location?
In verità non cambia molto, se non per il tipo di obiettivo che scelgo di usare. Non sono amante dei flash esterni e anche se a volte maledico la scarsa illuminazione, specialmente nelle partite "in notturna", ho uno stile e un modus operandi che ritengo ormai vincenti e sono molto restia ad abbandonarlo. Poi, specialmente in Italia, le location si assomigliano tutte per quanto riguarda i campi da gioco. Siamo noi a doverci adattare alla luce, mai il contrario.
Lo sport va veloce, Angela..come si coglie l'attimo?
Allora, raramente durante una partita di qualsiasi sport, ci si trova a scattare a meno di 1\320 di secondo. Diciamo che un aiuto lo danno le fotocamere con servomotore per lo scatto continuo, in modo da avere il soggetto che stiamo seguendo sempre a fuoco, che esso si avvicini o si allontani, senza dover sempre premere a metà il pulsante di scatto per focalizzarlo. Diciamo che esistono dei parametri per scattare nelle diverse condizioni, che indicativamente (perchè poi bisogna sperimentare e vedere cosa funziona) sono: Durante il giorno, all'aperto, soleggiato - 200 iso, 1\2000, f4; Nuvoloso di giorno all'aperto - 400 iso, 1\1600 f4; Di notte, all'aperto e con luci da stadio - 1600 iso, 1\320, f 2.8; All'interno, senza flash esterni - 1600 iso, 1\400 f 2.8; All'interno con flash esterni - 1600 iso, 1\250 f4. Al contrario di molti io non ho paura di spingere gli iso fino a 1600, in quanto preferisco una foto leggermente più rumorosa che una a fuoco ma sottoesposta. Inoltre non sono amante dello scatto continuo, lo uso solo in situazioni in cui non conosco la squadra e il loro gioco ma per iniziare va benissimo! Altri consigli per cogliere l'attimo sono di seguire sempre la palla, cercare di anticipare il gioco e scattare, scattare tantissimo!
Accidenti, che dovizia di particolari…un po' mi sono perso, da profano…vediamo se riesco a farti tornare "sulla terra" con la domanda successiva…ti è mai capitato un episodio divertente o curioso in....azione?
Il più curioso che ho dovuto affrontare, e al contempo il più pericoloso, è stato durante il mio primo anno ai Falcons Milano. Ci allenavamo al chiuso quell'inverno, per via della neve e io ero seduta sui gradini dell'uscita dentro questo enorme tendone. Ebbene, mentre ricontrollavo gli scatti fatti fino a quel momento e i ragazzi si allenavano, improvvisamente sento urlare il mio nome da più o meno tutti i ragazzi. Ebbene alzo gli occhi e mi ritrovo a meno di un centimetro dal naso il casco del Centro, Simone Sasso se non ricordo male, che dopo un esercizio, forse un Oklahoma, era caduto ed era scivolato fino ad arrivare dov'ero io. Con assoluta noncuranza e con una faccia abbastanza sorpresa, ci siamo salutati, tornando entrambi tranquillamente a quello che stavamo facendo. Ma non nego, con il senno di poi, di essermi davvero spaventata!
Ahahaha…fantastico…..ok, Angela…è stato un vero piacere. Lasciaci con una dedica o un messaggio.... Insomma massimo spazio e libertà a te per qualsiasi tipo di riflessione o pensiero del quale tu voglia rendere partecipi noi ed i lettori...
Ne approfitto per ringraziare un po' di persone allora: La Fidaf che quest'anno, grazie a uno speciale "accredito per motivi di studio" pensato per me appositamente da Sergio Brunetti, mi ha permesso di partecipare come fotografo alle partite del campionato Under21 in modo da accrescere il materiale per la mia tesi. Un grazie particolare dunque sia a Sergio che Stefano Simeoni che, durante le finali che si sono svolte a Milano, mi ha anche chiesto di ripetere l'esperienza l'anno prossimo e che accetto di buon grado. Un grazie anche agli Storms per i motivi già espressi prima e che non starò a ripetere. E un grazie anche a cif9.com per questa occasione che mi avete dato e per la pazienza che, ogni volta, avete nei miei confronti. Grazie a tutti!
Grazie a te, Angela. Il rispetto per la tua professionalità, l'attaccamento al nostro sport e la serietà del contesto in cui agiamo a volte ci impongono di essere formali…ma esistono, fortunatamente, anche le eccezioni. Tu rappresenti una di queste. Grazie, "Lalla".
Ufficio Stampa Cif9.com
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