Alessandro Caponera, giocatore dei Grizzlies Roma classe '95, è in South Carolina per il “Preseason” di USA Experience, il programma sostenuto da FIDAF volto al perfezionamento degli atleti presso strutture scolastiche degli Stati Uniti. Caponera esordirà sabato 25 agosto con la maglia dei Titans nel primo incontro stagionale contro Macon State, in Georgia. Grazie al supporto del Manager di Greenville Tech, Mario Brown, abbiamo fatto qualche domanda ad Alessandro, cogliendo le sue impressioni e cercando un parallelo con il “football italiano”.
Che ci fa un Grizzily al camp dei Titans di Greenville? - “E' iniziato tutto ad aprile, da un articolo di EndZone Magazine che Stefano Cicinelli (il mio presidente) ha pubblicato sulla bacheca facebook dei Grizzlies. La Federazione e il Rappresentante del progetto USA Experience Fabrizio Cupellini, presentavano questo progetto aperto a tutti gli atleti. Leggere e sognare questa avventura è stato tutt'uno! Mi è costato un impegno scolastico extra: avevo gli esami e ho dovuto faticare per avere buoni voti ma ne è valsa la pena, visto che la mia famiglia mi ha appoggiato e mi ha dato la possibilità di partecipare.”
Quali differenze ci sono tra un allenamento con una squadra americana e gli allenamenti che si svolgono in Italia, cosa cambia? metodologie? tempi? sequenze? durata degli esercizi? - “Mi aspettavo allenamenti con esercizi diversi, particolari. In effetti sono quelli dei nostri allenamenti. Quello che cambia, e anche sostanzialmente è l'intensità: meno pause, ritmo più veloce, concentrazione totale.”
Come ci si trova a giocare con gente che vive di pane e football da quando ha 6 anni? - “Ci si trova benissimo! Devo dire però che la passione è la stessa, la voglia di giocare, di sfidarsi, di superarsi sono incredibilmente identiche a quelle che respiri anche da noi. Certo, qui un vero campo è la regola, per acquistare l'attrezzatura non devi ricorrere alle forniture della squadra o ad internet: sembra tutto più facile.”
Come ti hanno accolto i compagni di squadra e quanta curiosità suscita un italiano che gioca a football? - “Sono stato accolto molto bene, il fatto di parlare inglese correntemente mi ha aiutato ad integrarmi subito e a sentirmi uno del team. I Greenville Titans sono una bella realtà! Curiosità? Sono stato bombardato di domande, una delle più ricorrenti è stata: "Come, vieni dall'Italia e giochi a football?". Insomma, un italiano gioca a calcio, non a football!”
Quanto pensi possa esser utile a te in primis, ma anche alla tua squadra, questa esperienza in USA? - “E' un'esperienza fantastica, forse non mi rendo ancora bene conto di quanto sia formativa e di quanto sarà utile. Come tutte le esperienze belle, c'è la voglia di condividerla con i miei fratelli Grizzlies anche se non sarà possibile farlo subito. Frequenterò l'ultimo anno di scuola presso il Liceo Touchard Washington di Le Mans, uno dei sei istituti francesi che in collaborazione con la FFFA (la Federazione Francese) organizzano percorsi formativi dedicati agli studenti che praticano sport a livello agonistico. Sono stato accettato, seguirò un percorso di studio e allenamenti molto intensi, giocherò con la squadra dei Caïman di Mans. Per fortuna ci sono le vacanze, ad ottobre avrò tutto il tempo di rivedere i miei compagni, raccontare, fare qualche allenamento insieme”
Quanto ti farà crescere, sportivamente e personalmente, quest'esperienza americana?
“I doppi allenamenti giornalieri (atletici e di gioco), la serietà dello staff del D1 Sports Training di Greenville, la dedizione del suo manager Mario Brown e la fiducia di coach Schrader sono un bagaglio che porterò sempre con me, dentro e fuori dal campo. Ho avuto la fortuna di allenarmi con un team talentuoso come quello dei Titans, ho chiesto se in occasione della partita di inizio stagione contro il Macon State College (Georgia) avrei potuto essere sulla side e dare una mano alla squadra: per tutta risposta mi hanno detto che avrei giocato - la divisa dei Titans ma il casco rimane quello dei Grizzlies - e fatto parte della formazione. A 17 anni cambia la vita”.
Sergio Brunetti | US Fidaf
Che ci fa un Grizzily al camp dei Titans di Greenville? - “E' iniziato tutto ad aprile, da un articolo di EndZone Magazine che Stefano Cicinelli (il mio presidente) ha pubblicato sulla bacheca facebook dei Grizzlies. La Federazione e il Rappresentante del progetto USA Experience Fabrizio Cupellini, presentavano questo progetto aperto a tutti gli atleti. Leggere e sognare questa avventura è stato tutt'uno! Mi è costato un impegno scolastico extra: avevo gli esami e ho dovuto faticare per avere buoni voti ma ne è valsa la pena, visto che la mia famiglia mi ha appoggiato e mi ha dato la possibilità di partecipare.”
Quali differenze ci sono tra un allenamento con una squadra americana e gli allenamenti che si svolgono in Italia, cosa cambia? metodologie? tempi? sequenze? durata degli esercizi? - “Mi aspettavo allenamenti con esercizi diversi, particolari. In effetti sono quelli dei nostri allenamenti. Quello che cambia, e anche sostanzialmente è l'intensità: meno pause, ritmo più veloce, concentrazione totale.”
Come ci si trova a giocare con gente che vive di pane e football da quando ha 6 anni? - “Ci si trova benissimo! Devo dire però che la passione è la stessa, la voglia di giocare, di sfidarsi, di superarsi sono incredibilmente identiche a quelle che respiri anche da noi. Certo, qui un vero campo è la regola, per acquistare l'attrezzatura non devi ricorrere alle forniture della squadra o ad internet: sembra tutto più facile.”
Come ti hanno accolto i compagni di squadra e quanta curiosità suscita un italiano che gioca a football? - “Sono stato accolto molto bene, il fatto di parlare inglese correntemente mi ha aiutato ad integrarmi subito e a sentirmi uno del team. I Greenville Titans sono una bella realtà! Curiosità? Sono stato bombardato di domande, una delle più ricorrenti è stata: "Come, vieni dall'Italia e giochi a football?". Insomma, un italiano gioca a calcio, non a football!”
Quanto pensi possa esser utile a te in primis, ma anche alla tua squadra, questa esperienza in USA? - “E' un'esperienza fantastica, forse non mi rendo ancora bene conto di quanto sia formativa e di quanto sarà utile. Come tutte le esperienze belle, c'è la voglia di condividerla con i miei fratelli Grizzlies anche se non sarà possibile farlo subito. Frequenterò l'ultimo anno di scuola presso il Liceo Touchard Washington di Le Mans, uno dei sei istituti francesi che in collaborazione con la FFFA (la Federazione Francese) organizzano percorsi formativi dedicati agli studenti che praticano sport a livello agonistico. Sono stato accettato, seguirò un percorso di studio e allenamenti molto intensi, giocherò con la squadra dei Caïman di Mans. Per fortuna ci sono le vacanze, ad ottobre avrò tutto il tempo di rivedere i miei compagni, raccontare, fare qualche allenamento insieme”
Quanto ti farà crescere, sportivamente e personalmente, quest'esperienza americana?
“I doppi allenamenti giornalieri (atletici e di gioco), la serietà dello staff del D1 Sports Training di Greenville, la dedizione del suo manager Mario Brown e la fiducia di coach Schrader sono un bagaglio che porterò sempre con me, dentro e fuori dal campo. Ho avuto la fortuna di allenarmi con un team talentuoso come quello dei Titans, ho chiesto se in occasione della partita di inizio stagione contro il Macon State College (Georgia) avrei potuto essere sulla side e dare una mano alla squadra: per tutta risposta mi hanno detto che avrei giocato - la divisa dei Titans ma il casco rimane quello dei Grizzlies - e fatto parte della formazione. A 17 anni cambia la vita”.
Sergio Brunetti | US Fidaf
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